Publié le: 2 septembre 2022

associazioneTicino: un’economia sconosciuta ma forte

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Forse pochi sanno che l’andamento dell’economia ticinese da ormai più di un decennio segue quello della media svizzera. Questo grazie a un tessuto economico molto diversificato, fatto di molte realtà industriali, artigianali, della costruzione, ecc. che completano la ricca offerta di servizi. A torto si considera spesso che solo il mondo della finanza e il turismo la facciano da padroni. In realtà, la forte presenza del settore farmaceutico (ambito industriale più importante), dell’orologeria, della meccatronica e di altri comparti produttivi presentano un’altra realtà. Questi elementi sono regolarmente suffragati dai risultati dell’inchiesta congiunturale annuale che la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi (Cc-Ti) svolge ogni anno unitamente alle altre Camere svizzere.

Di regola, circa 300 aziende associate alla Cc-Ti, di ogni settore economico, indicano quali sono i risultati dell’anno in corso e le tendenze previste per il futuro. Risultati concreti e attendibili, sempre confermati anche da altre ricerche congiunturali condotte da istituti federali e cantonali. Circa la metà delle aziende che si esprimono sono attive anche nell’export. Ebbene, malgrado la pandemia, l’economia cantonale ha avuto un andamento generalmente buono e anche attualmente, malgrado le difficili problematiche legate alla reperibilità e ai costi delle materie prime e di molti altri prodotti, i risultati continuano a essere di segno positivo. Assolutamente in linea con quelli degli altri cantoni.

Non è un caso che circa il 75% delle imprese segnala un andamento positivo, con valori leggermente inferiori per le aziende piccole, con meno di 30 collaboratori. Qualche difficoltà in più ha inizio anno l’ha avuta che è prevalentemente legato all’export, ma poi vi è stato un recupero nei primi mesi dell’anno. E’ chiaro che le attuali difficoltà che interessano tutta l’economia svizzera inducono a una certa prudenza, perché i rincari, che non possono essere ribaltati sui clienti, si fanno sentire e costituiscono una preoccupazione importante per i prossimi mesi. Le aziende hanno molti ordinativi, ma poche materie prime per soddisfarli e questo inevitabilmente avrà ripercussioni verso l’autunno.

Interessante è rilevare che queste cifre possono essere spiegate anche con due fattori importanti, cioè il grado di autofinanziamento e la capacità di investimento delle aziende- Malgrado la pandemia e la necessità di ricorrere a crediti Covid (spesso poi non utilizzati), il dato sull’autofinanziamento è rimasto costante, con quasi l’80% delle aziende che hanno riscontrato valori positivi. Gli investimenti, nonostante i periodi difficili, sono rimasti stabili, con circa la metà delle imprese che hanno investito mezzi importanti.

Tutto questo ha fatto sì che l’occupazione rimanesse stabile. Da molti anni il tasso di disoccupazione non si discosta di molto da quello elvetico e l’assunzione di apprendisti è rimasta stabile. Non sorprende invece che vi è difficoltà di reperire personale qualificato, soprattutto per industria e artigianato.

Le attuali difficoltà di approvvigionamento non possono comunque essere ignorate. Se a fine 2021 riguardavano ancora una percentuale limitata di aziende, ora il problema è molto più trasversale e diffuso. Ritardi di consegne, aumento dei prezzi di acquisto, margini ridotti, aumento dei costi di trasporto, un rallentamento delle attività e la sospensione o il rinvio dei progetti sono ormai all’ordine del giorno. Varie sono le misure per cercare di rimediare, come la diversificazione dei fornitori, la modifica dei prezzi di vendita, laddove possibile, l’aumento delle scorte, la rinegoziazione dei contratti, l’utilizzo di materiali sostitutivi. Nessuno, salvo necessità impellenti, ha ridotto il personale o intende farlo. Altro elemento di forte stabilità nella prospettiva di un autunno che si preannuncia molto difficile per tutti, anche per la crisi energetica alle porte. In sostanza, si può dire che l’economia ticinese è molto diversificata, solida e reattiva. Insomma, un’economia molto svizzera.

Luca Albertoni,

Direttore della Camera di commercio,

dell’industria, dell’artigianato

e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti).

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Ticino: un’economia sconosciuta ma forte

Forse pochi sanno che l’andamento dell’economia ticinese da ormai più di un decennio segue quello della media svizzera. Questo grazie a un tessuto economico molto diversificato, fatto di molte realtà industriali, artigianali, della costruzione, ecc. che completano la ricca offerta di servizi. A torto si considera spesso che solo il mondo della finanza e il turismo la facciano da padroni. In realtà, la forte presenza del settore farmaceutico (ambito industriale più importante), dell’orologeria, della meccatronica e di altri comparti produttivi presentano un’altra realtà. Questi elementi sono regolarmente suffragati dai risultati dell’inchiesta congiunturale annuale che la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi (Cc-Ti) svolge ogni anno unitamente alle altre Camere svizzere.

Di regola, circa 300 aziende associate alla Cc-Ti, di ogni settore economico, indicano quali sono i risultati dell’anno in corso e le tendenze previste per il futuro. Risultati concreti e attendibili, sempre confermati anche da altre ricerche congiunturali condotte da istituti federali e cantonali. Circa la metà delle aziende che si esprimono sono attive anche nell’export. Ebbene, malgrado la pandemia, l’economia cantonale ha avuto un andamento generalmente buono e anche attualmente, malgrado le difficili problematiche legate alla reperibilità e ai costi delle materie prime e di molti altri prodotti, i risultati continuano a essere di segno positivo. Assolutamente in linea con quelli degli altri cantoni.

Non è un caso che circa il 75% delle imprese segnala un andamento positivo, con valori leggermente inferiori per le aziende piccole, con meno di 30 collaboratori. Qualche difficoltà in più ha inizio anno l’ha avuta che è prevalentemente legato all’export, ma poi vi è stato un recupero nei primi mesi dell’anno. E’ chiaro che le attuali difficoltà che interessano tutta l’economia svizzera inducono a una certa prudenza, perché i rincari, che non possono essere ribaltati sui clienti, si fanno sentire e costituiscono una preoccupazione importante per i prossimi mesi. Le aziende hanno molti ordinativi, ma poche materie prime per soddisfarli e questo inevitabilmente avrà ripercussioni verso l’autunno.

Interessante è rilevare che queste cifre possono essere spiegate anche con due fattori importanti, cioè il grado di autofinanziamento e la capacità di investimento delle aziende- Malgrado la pandemia e la necessità di ricorrere a crediti Covid (spesso poi non utilizzati), il dato sull’autofinanziamento è rimasto costante, con quasi l’80% delle aziende che hanno riscontrato valori positivi. Gli investimenti, nonostante i periodi difficili, sono rimasti stabili, con circa la metà delle imprese che hanno investito mezzi importanti.

Tutto questo ha fatto sì che l’occupazione rimanesse stabile. Da molti anni il tasso di disoccupazione non si discosta di molto da quello elvetico e l’assunzione di apprendisti è rimasta stabile. Non sorprende invece che vi è difficoltà di reperire personale qualificato, soprattutto per industria e artigianato.

Le attuali difficoltà di approvvigionamento non possono comunque essere ignorate. Se a fine 2021 riguardavano ancora una percentuale limitata di aziende, ora il problema è molto più trasversale e diffuso. Ritardi di consegne, aumento dei prezzi di acquisto, margini ridotti, aumento dei costi di trasporto, un rallentamento delle attività e la sospensione o il rinvio dei progetti sono ormai all’ordine del giorno. Varie sono le misure per cercare di rimediare, come la diversificazione dei fornitori, la modifica dei prezzi di vendita, laddove possibile, l’aumento delle scorte, la rinegoziazione dei contratti, l’utilizzo di materiali sostitutivi. Nessuno, salvo necessità impellenti, ha ridotto il personale o intende farlo. Altro elemento di forte stabilità nella prospettiva di un autunno che si preannuncia molto difficile per tutti, anche per la crisi energetica alle porte. In sostanza, si può dire che l’economia ticinese è molto diversificata, solida e reattiva. Insomma, un’economia molto svizzera.

Luca Albertoni,

Direttore della Camera di commercio,

dell’industria, dell’artigianato

e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti).

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