Publié le: 12 août 2022

Energia: il problema va affrontato con pragmatismo

In questi mesi, complici anche le implicazioni del conflitto in Ucraina, il tema dell’approvvigionamento energetico del paese è diventato centrale nel dibattito politico. A fronte di una tematica di questo tipo il rischio è quello di cadere in facili polemiche che non servono ad affrontare il problema né tantomeno a far capire quali siano le soluzioni.

In effetti, a più riprese c’è chi ha evocato un ritorno al nucleare quale soluzione dimenticando alcuni aspetti fondamentali: il primo è che in Svizzera oggi non c’è un consenso verso questa soluzione, anzi la popolazione a più riprese si è espressa contro. Il secondo, che l’economia ha deciso che questa soluzione non era sostenibile, la centrale in dismissione a Mühleberg è stata chiusa non per una scelta politica ma economica, essendo il suo esercizio decisamente troppo oneroso. Il terzo è che anche se ci fosse il consenso e qualcuno disposto ad investire ci vorrebbero minimo 20 anni per avere una nuova centrale in Svizzera, quindi non prima del 2040.

Ora è chiaro a tutti che se il problema energetico si presenterà questo inverno, per contingenze particolari, e nei prossimi anni, a causa soprattutto dell’impossibilità di avere un accordo sul mercato elettrico con l’Europa (dovuta al fatto che parecchie forze si sono volute opporre a qualsiasi accordo quadro con l’UE e queste sono le prime conseguenze concrete), parlare di cose che forse si potrebbero fare tra 20 anni, è estremamente rischioso perché distoglie l’attenzione su cosa possiamo e dobbiamo fare oggi per affrontare la tematica.

In questo senso la soluzione è relativamente semplice nei suoi indirizzi, seppur chiaramente impegnativa nella sua implementazione perché richiede che tutti facciano la loro parte: il problema non potrà infatti essere risolto solo dallo Stato o da alcuni attori (in particolare le aziende di produzione).

In primo luogo, vanno messe in atto e promosse tutte le misure che permettono di risparmiare energia. Infatti ancora oggi, ad esempio, il parco immobiliare è datato e consuma parecchia energia più del dovuto. In questo ambito i Cantoni possono fare molto. O ancora quando si operano delle scelte a livello produttivo, in passato probabilmente con costi d’energia molto bassi, l’indirizzo non era verso la direzione del risparmio energetico. Oggi questo si può cambiare e da Berna arrivano dei segnali di sostegno concreto a questa transizione.

Per quanto concerne la produzione è chiaro che in Svizzera dobbiamo puntare su sole, vento e idroelettrico, le fonti indigene che ci darebbero anche un’indipendenza dall’estero. E qui si può fare molto. Ad esempio, è incomprensibile come sulle nuove edificazioni ancora oggi si installino solo alcuni pannelli. Il principio dovrebbe essere che i nuovi tetti debbano essere di fatto “distese” di pannelli. Qualcuno sosterrà che il problema però è accumulare l’energia. Beh, in questo mi permetto di obbiettare che sarebbe meglio cominciare a produrre questo surplus di energia, poi la soluzione per accumularla la si può trovare (idrogeno, metano di sintesi, pompaggio nei bacini idroelettrici, ecc.).

Bisogna poi uscire da certi dogmi che bloccavano delle opportunità, ad esempio gli impianti solari in alta montagna che produrrebbero proprio nel periodo invernale, dove finalmente anche i verdi hanno capito che non si può sempre mettere come priorità la protezione del paesaggio, ma che in questo periodo storico la ponderazione degli interessi va rivista.

In conclusione, se si vuole davvero affrontare il tema energetico, ed è essenziale farlo, il messaggio a popolazione ed economia deve essere chiaro: è inutile perdere tempo ed energie a parlare di “non soluzioni” che forse potranno essere messe in pratica tra 20 anni, ma è necessario che si dica forte e chiaro che l’unica soluzione praticabile oggi è quella di investire, da subito e senza freni dogmatici, massicciamente nella transizione energetica. Ne guadagneremo tutti, sotto ogni punto di vista.

*consigliere nazionale (PLR/TI)

alex.farinelli@parl.ch

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